CIVITAVECCHIA – Si infiamma con una brusca accelerazione il dibattito sul futuro assetto istituzionale di Civitavecchia, con città e forze politiche che sembrano sempre più spaccate tra favorevoli all’Area Metropolitana da una parte e alla Provincia dell’Etruria dall’altra. Anche se nel dibattito si inserisce oggi anche il Segretario della Cgil Roma Nord-Civitavecchia Cesare Caiazza, che propone una terza via alternativa alle due soluzioni, mirata a mobilitare territorio e istituzioni affinché il Governo riveda non i criteri e i confini delle nuove Province ma l’entità dei tagli che comunque, in virtù della spending review, i territori saranno costretti indistintamente a sopportare con gravi ripercussioni, ovunque, sullo stato sociale.
Di seguito l’intervento integrale di Caiazza, seguito dalle prese di posizione a favore dell’Area Metropolitana del Capogruppo Pd Flavio Magliani e del Psi, e dalla critica alle posizioni del Sindaco Pietro Tidei da parte del Coordinatore di Freedom Fabiana Attig.
“Comunque vada, al di là delle convinzioni in campo, il “riordino istituzionale” definito (nell’ambito della spending review, nell’articolo 17 del Decreto 95/2012) dal Governo Monti, rischia di configurarsi come l’ennesimo “massacro sociale”, in questo caso condito con un vero e proprio “furto di democrazia” e scarso rispetto delle norme costituzionali.
Per questo, dopo aver letto le dichiarazioni del Sindaco di Civitavecchia, Tidei e del capo dell’opposizione, Moscherini, ritengo che l’uno e l’altro esagerino nel descrivere come soluzioni “salvifiche” per la città l’entrare nell’area metropolitana di Roma piuttosto che in una nuova provincia con Viterbo.
Gli interventi di riordino contenuti nel decreto, infatti, nel prevedere la riduzione delle province e la creazione di aree metropolitane, per come sono concepiti, non rispondono all’esigenza di definire un’architettura istituzionale razionale ed idonea a favorire l’economia di scala. Risultano piegati, soltanto, ad esigenze “contabili”, alla necessità di ridurre la spesa, di fare cassa. Si tratta di una parte dei “compiti in casa” ordinati dall’Europa, che il Governo sta facendo, deprimendo l’economia del Paese, smantellando lo stato sociale, determinando drammi sociali inenarrabili a partire da quello legato all’occupazione e al lavoro.
Ci troviamo, poi, di fronte a tempi (quelli contenuti nel “crono programma”) talmente stretti fino a rendere impossibile il confronto con le istituzioni nel territorio e quello con le Organizzazioni Sindacali (a partire dal livello nazionale) sulle problematiche connesse al riassetto dei servizi e al tema dell’occupazione e del lavoro nel pubblico impiego. La ristrettezza dei tempi, in ragione delle conseguenti difficoltà della politica a livello locale, rischia di determinare una condizione nella quale il 24 ottobre (data fissata per il “provvedimento legislativo del Governo”) verranno operate scelte che non terranno minimamente conto delle peculiarità e delle desiderate dei territori.
In questo scenario, con i Consigli delle Autonomie Locali chiamati a pronunciarsi entro i primi di ottobre, appare davvero velleitaria, oltre che demagogica e populista, l’idea di referendum che (nel caso di specie di Civitavecchia) dovrebbe prevedere il coinvolgimento anche di tutti gli altri Comuni del Distretto.
Non vi sono i tempi nemmeno per informare correttamente i cittadini rispetto a cosa sta avvenendo, meno che meno per l’esercizio corretto di uno strumento come quello referendario che – per essere davvero democratico – deve sottendere una ampia, corretta e pluralista informazione.
Per il 28 settembre p.v. le categorie dei Lavoratori Pubblici, dell’Università e Ricerca di Cgil e Uil, fortemente sostenute dalle due confederazioni, hanno proclamato lo sciopero – con manifestazione nazionale a Roma – per chiedere profonde modifiche rispetto all’insieme delle pesanti misure adottate dal Governo, attraverso la “spending review”, che non aggrediscono gli sprechi bensì colpiscono l’occupazione, i diritti dei lavoratori, compromettendo definitivamente la funzionalità e la qualità dei servizi; smantellando ulteriormente tutto quello che è pubblico.
Vorrei chiedere alle forze di maggioranza e opposizione di Civitavecchia una tregua tra loro (al di là delle convinzioni messe in campo sull’ipotesi del Comune nell’area metropolitana o in una nuova provincia con Viterbo – tema sul quale faranno e faremo sempre in tempo a dividerci e, con tempi più congrui, anche a organizzare il democratico pronunciamento diretto dei cittadini) per sostenere ricorsi e iniziative finalizzati a rivedere i tempi e i contenuti dell’articolo 17 e dell’intero decreto sulla “revisione della spesa”. Anche perché con tutti i tagli imposti agli enti locali – con una serie infinita di manovre economiche del Governo Berlusconi e poi di quello Monti – la “spending review” (al di là delle scelte sui confini istituzionali) rischia di ammazzare definitivamente realtà, come quella di Civitavecchia, già alle prese con una condizione economica e di bilancio particolarmente compromessa.
Una terza via di saggezza e di utilità non per questa o l’altra parte politica bensì per l’intera popolazione civitavecchiese”.
Cesare Caiazza – Segretario CdLT Cgil “Roma Nord Civitavecchia
“Con Rieti e Viterbo perderemmo subito il tribunale, ma evidentemente Moscherini è questo che vuole. Preferisce che le cause vengano discusse a Viterbo e vuole cancellare quella che è stata una bella vittoria degli avvocati di Civitavecchia e delle forze politiche che a tutti i livelli l’hanno sostenuta, a cominciare proprio dal Sindaco Tidei.
L’attuale circoscrizione giudiziaria arriva fino a Fiumicino. Uscendo dall’ Area Metropolitana perderemmo Ladispoli. Cerveteri, S. Marinella e Fiumicino stessa. Inizio a credere che Moscherini abbia capito poco di cosa si parla oggi e di cosa invece si parlava 10 anni fa. Allora si pensava ad un aumento del numero delle province e Civitavecchia si candidava da sola come Provincia dell’Etruria. Oggi con la spending review le province vengono tagliate e le aree metropolitane diventano il cuore economico del Paese.
Che senso ha quindi fare domande sul passato? Se le fa significa che non ha agganciato il tema. Sono invece contento che la Polverini, a modo sua, abbia pienamente riconosciuto che il nostro porto sarebbe un vantaggio competitivo per l’area Metropolitana.
Ed è proprio per questo che l’Area Metropolitana è la soluzione giusta nella quale Civitavecchia sarebbe, anzichè la terza dopo Rieti e Viterbo, la seconda città dopo Roma potendo oltretutto vantare di aver portato in dote un rilevante vantaggio competitivo da mettere a frutto a favore della comunità cittadina”.
Flavio Magliani – Capogruppo del Partito Democratico
“La collocazione di Civitavecchia dentro o fuori la città metropolitana di Roma, di prossima istituzione, va depurata da ogni approccio pregiudiziale o ideologico. La questione va inserita nel contesto degli studi e delle analisi del territorio, dei flussi della mobilità, delle infrastrutture, delle stesse vocazioni territoriali. Ne emergerebbe comunque una chiara opzione a favore della città metropolitana. Prendere decisioni sull’onda dell’emotività – magari agitando anche lo spettro delle discariche – potrebbe indurre a decisioni errate e difficilmente reversibili.
E’ innegabile infatti che i fattori di sviluppo di un territorio dipendono sempre più dalla sua connessione con i grandi sistemi urbani. E’ lì che si produce innovazione, si concentrano le maggiori risorse per gli investimenti strategici nelle infrastrutture, è lì che si concentrano le maggiori potenzialità e i fattori di attrattività per gli investimenti privati e lo sviluppo occupazionale. La stessa comunità europea guarda ai grandi centri metropolitani come principali destinatari delle risorse comunitarie.
Nell’attuale crisi della finanza pubblica l’allocazione delle poche risorse disponibili privilegerà gli snodi strategici per lo sviluppo e la competitività dei sistemi territoriali come sono appunto le grandi aree metropolitane; pensiamo alle potenzialità e agli investimenti connessi all’attuazione dell’agenda digitale, delle smart cities, alla riqualificazione ambientale.
Civitavecchia ha un innegabile legame con Roma: nelle infrastrutture, che vanno potenziate, nei flussi della mobilità per il lavoro e il turismo. E’ il porto di Roma. L’integrazione con la città metropolitana potrà agganciare la città ai flussi turistici, alle politiche di sviluppo di scala metropolitana, decisive per il futuro del territorio ; occorrerà che la classe politica abbia le risorse e le intelligenze in grado di cogliere e far valere queste opportunità. Potrà essa diventare sede di importanti uffici decentrati dell’amministrazione statale.
Sicuramente non serve una classe politica che vuole chiudere il territorio ai grandi flussi delle trasformazioni pensando di essere autosufficienti dal punto di vista delle risorse finanziarie e della dotazione di capitale sociale.
La città metropolitana ha maggiori competenze rispetto ad una normale provincia – come la promozione e il coordinamento dello sviluppo economico e sociale – ; sono competenze che in ogni caso non competono ad una provincia ordinaria; e ha una maggiore autonomia finanziaria come la facoltà di istituire un’addizionale sui diritti di imbarco portuali ed aeroportuali da destinare al territorio e allo sviluppo dei servizi, quindi per l’occupazione.
Scegliendo di stare fuori la città finirebbe per collocarsi ai margini della macro-provincia del Nord che risulterebbe dall’accorpamento di Rieti e Viterbo; mentre nel rapporto con Roma può far valere, anche ai fini del riequilibrio territoriale e nella distribuzione delle risorse, l’enorme peso che Civitavecchia ha come centro di riferimento grazie ai suoi insediamenti produttivi, in primo luogo il porto, poi per la collocazione geografica rispetto agli assi autostradali e ferroviari e per la vocazione ambientale del suo entroterra.
La scelta di stare fuori dalla città metropolitana collocherebbe Civitavecchia, quindi, in una posizione periferica, mentre già oggi i suoi interessi e le relazioni economiche guardano ai rapporti con la Capitale.
E’ opportuno chiarire infatti che la eventuale decisione di Civitavecchia di stare fuori dalla città metropolitana non salverebbe comunque la provincia di Viterbo. Su questo la normativa è chiara; l’accorpamento avverrebbe soltanto a seguito del riordino delle province esistenti.
Se, con la scelta di stare con l’area metropolitana di Roma, il timore è quello di perdere importanti sedi di decentramento degli enti statali (a puro titolo esemplificativo citiamo i tribunali , l’INPS o la questura) è già oggi chiarito da parte del Governo che i due piani del riordino ( province – città metropolitane e amministrazione periferica centrale ) non sono legati tra loro.
Vogliamo comunque ricordare che il Partito Socialista per primo e a suo tempo ha lanciato la proposta di una consultazione popolare. Forse non è il caso di lasciar cadere questa proposta.
Tuttavia, non dimentichiamo neanche che l’istituzione della città metropolitana va colta come un’opportunità, che si presenta ora e che difficilmente si presenterà in futuro una volta che si fosse scelto di starne fuori.
Mentre è sempre possibile, anche in un secondo tempo, decidere ai sensi dell’art.133 Cost., per iniziativa dei Comuni interessati , di uscire dalla città metropolitana e aggregarsi ad un’altra futura provincia, risultante dal riordino”.
Angela Tandurella – Responsabile Psi
Mauro Mei – Consigliere Comunale Psi
“In conformità a quali valutazioni il Partito democratico e il Sindaco Pietro Tidei hanno inteso assumere una decisione così importante come quella di aderire alla cieca alla città metropolitana? E come fanno ad essere tanto certi delle competenze che avrà il comune di Civitavecchia dal momento che lo statuto che regolamenterà le città metropolitane non è ancora stato scritto?
Il riordino avviato delle Province e l’istituzione delle Città Metropolitane, attraverso gli articoli 17 e 18 Legge 135/2012 ( spending review), rappresenta indubbiamente una svolta epocale nella riforma della pubblica amministrazione locale. Come però per tutti i grandi cambiamenti c’è sempre un rovescio della medaglia.
L’art. 18 comma 2 della Legge (spending review) ha disciplinato le modalità d’istituzione delle città metropolitane. “Il territorio della città metropolitana coincide con quello della provincia contestualmente soppressa…“fermo restando il potere dei Comuni interessati di deliberare, con atto del consiglio, l’adesione alla città metropolitana o, in alternativa, ad una provincia limitrofa”. Il tutto entro il 24 ottobre 2012 stando alla tempistica dettata dalla legge stessa, 90 giorni prima della decadenza naturale della Provincia.
Pertanto entro un mese il sindaco Tidei dovrà convocare il Consiglio Comunale per compiere la scelta se aderire alla costituenda città metropolitana oppure ad una provincia limitrofa.
Sempre nella citata legge nel comma (2 bis) leggiamo che: nello statuto (ancora non scritto) della città metropolitana si potrà prevedere l’estensione e l’articolazione del territorio del Comune capoluogo (Roma) in più comuni. Questo significa che il decentramento tanto auspicato da Tidei verrà determinato dalle esigenze logistiche industriali della Capitale e della città metropolitana che guarda caso è sempre Roma!
Quindi la scelta che vuole o che ha operato Tidei è stata assunta: prima di conoscere i contenuti dello statuto della Città metropolitana; prima di conoscere gli esiti del riordino delle Province; Prima di conoscere le competenze attribuite alle Province non soppresse; prima di conoscere le reali competenze della Città metropolitana.
Non sono cose di poco conto! Ma forse Tidei, proprio per quel suo “ritorno al futuro” saprà già tutte le risposte prima ancora del Ministro Patroni Griffi; Alemanno e Zingaretti.
Zingaretti a riguardo, ha convocato per il 1 ottobre c.a. tutte le parti interessate, ossia i 121 comuni, per affrontare la complessa articolazione e organizzazione dello statuto che disciplinerà la città metropolitana.
Non v’è dubbio che soltanto dopo l’approvazione dello Statuto potrà conoscersi in concreto il ruolo della città metropolitana rispetto ai singoli Comuni e il margine di autonomia riconosciuto a questi ultimi.
Ma allora consapevoli dei limiti strutturali degli artt. 17;18 della Legge 135/2012 per i quali tutto il mondo politico e non nazionale e locale ne sta discutendo, perché solo Tidei ha fretta di aderire? In conformità a quali criteri e valutazioni la sua maggioranza ha assunto per nome e per conto dell’intera collettività di annettere il comune prima ancora di avere le necessarie garanzie statutarie di totale autonomia gestionale del nostro comune?
Non sarebbe stato più opportuno, vista l’importanza strategica della nostra città per la città metropolitana, mantenere un atteggiamento più cauto e riflessivo? Magari pretendendo dal Governo, un iter più razionale, che partisse prima dalle funzioni di Province e Città metropolitane per poi giungere alla delimitazione territoriale”.
Fabiana Attig – Coordinatore politico Freedom