CIVITAVECCHIA – Non c’è verso di far capire alla Regione Lazio che non si può usare lo stesso metro per tutte le situazioni sanitarie. In una nota recentemente inviata alla direzione aziendale della nostra Asl, come a quella di tutte le altre Asl ed Aziende sanitarie, la regione invita a prendere ulteriori provvedimenti al fine di realizzare un contenimento della spesa sanitaria pari al 7.5 % rispetto al consuntivo 2009. Non c’è emergenza economica che giustifichi la mancanza di una valutazione differenziata delle varie situazioni, sia in termini di risorse economiche che di consistenza di personale, al fine di garantire un equa distribuzione delle risorse che certo non può essere realizzata da un indiscriminato taglio uguale per tutti. Se già nel 2009, così come negli anni precedenti a partire dai tempi di Garibaldi, eravamo la Cenerentola delle Asl del Lazio in quanto a finanziamenti, con questi ulteriori tagli bisognerà inventarsi una sorella povera di Cenerentola per descrivere con esattezza la nostra situazione. Riduzione della spesa vuol dire tagli dei servizi per i cittadini, ulteriore sacrifici e sovraccarico di lavoro per gli operatori tanto più quanto più la situazione di partenza, come per noi, è di grave carenza per quanto concerne soldi e personale. Riduzione della spesa attraverso indifferenziati tagli lineari vuol dire depotenziare il sistema sanitario pubblico a favore di quello privato determinando una “tassa” neanche tanto occulta a carico dei cittadini per la tutela della propria salute. Abbiamo il rapporto posti letto/abitanti più basso d’Italia e ci vengono chiusi con discutibili motivazioni i posti letto di Bracciano e della Siligato aggravando una già disastrata situazione occupazionale. Il nostro personale sanitario è ridotto all’osso e non ci è permesso rimpiazzare chi se ne va. Sono previsti finanziamenti per ristrutturare il San Paolo e non si vede una lira. Invece di dare quel che manca, si toglie quel poco che c’è mentre altre fortunate situazioni vedono accrescere i loro “privilegi”. Questa presunta “medicina” che va sotto il nome di processo di razionalizzazione rischia di essere per i nostri concittadini un rimedio peggiore del male. Continuando su questa strada, infatti, essi saranno privati di servizi sanitari essenziali in nome di un principio di compatibilità economica applicato senza alcun criterio e senza che la Regione abbia avuto il coraggio di assumersi la responsabilità diretta di indicare quali e quanti servizi tagliare. La dimensione economica è importante ma è tempo che la politica torni a determinare le scelte più adeguate soprattutto in un settore primario come quello della tutela della salute”.
Marco Di Gennaro – Segretario Udc