E’ partita lunedì notte l’”Operazione San Lorenzo”, dal nome del santo protettore dei minatori, che nell’arco di tre o quattro mesi dovrebbe portare al salvataggio dei 33 operai cileni intrappolati dal 5 agosto sotto terra.
Contemporaneamente all’avvio egli scavi, sono, infatti, arrivati a San Josè gli esperti Nasa che aiuteranno nei lavori: due medici, uno psicologo ed un ingegnere, che non solo assisteranno i tecnici impegnati nelle operazioni per la liberazione degli uomini, ma daranno anche consigli ai minatori su come riuscire a sopravvivere in uno spazio così ristretto per un lungo periodo di tempo.
Il medico a capo del gruppo statunitense, Michael Duncan, ha dichiarato che l’obiettivo fondamentale della missione Nasa sarà non far cedere gli operai alla disperazione e che il metodo utilizzato sarà lo stesso previsto per le missioni di astronauti: ossia, non pensare ossessivamente alla data del rientro. Questo il fattore psicologico, prioritario in questo genere di situazioni. Non va dimenticato che i minatori sono imprigionati da ben 27 giorni: il fattore mentale diventa prioritario anche per poter salvaguardare quello fisico, spiegano gli psicologi.
Dal punto di vista più strettamente medico, invece, i tre elementi più importanti saranno l’idratazione, l’aria e il mantenersi occupati. Ai minatori sarà anche spiegato come vaccinarsi, dato che il rischio di infezioni aumenta notevolmente per chi è costretto a periodi prolungati sotto terra.
Nel frattempo che l’equipe sanitaria si occupa della salute psicofisica degli operai, i lavori di perforazione procedono bene e presto arriverà anche un’altra macchina perforatrice che, seguendo il cammino di una delle sonde, allargherà l’apertura così da fornire un’alternativa al tunnel principale attraverso il quale saranno riportati in superficie i minatori: ciò dovrebbe assicurare una velocizzazione dell’Operazione. Queste le promesse del Presidente cileno Sebastian Pinera.