ROMA – Troppo facile accusarci di essere militanti politici, di essere pretestuosi… così si aggira il problema per il quale chiediamo un confronto con lei: la qualità della didattica, la qualità del lavoro, la ricaduta dei tagli sul personale della scuola e sulla società civile.
Il Ministro ci chiede i dati: 67.000 docenti, 35.000 ATA hanno perso il posto in due anni, e non c’è bisogno di attendere per sapere che non avranno un lavoro quest’anno: basta guardare le disponibilità pubblicate dai provveditorati e i numeri dei convocati: chi è fuori sa già di esserlo, molti lo sono già dallo scorso anno. Diecimila assunzioni sono irrisorie, a fronte di 67.000 posti a tempo indeterminato tagliati e 130.000 cattedre tuttora vacanti.
Anche sul tempo pieno occorre smentire La Gelmini: diverse famiglie si sono viste rifiutare il tempo pieno per i loro figli; nel solo Lazio 2800 bambini non vi sono stati ammessi. Quindi anche se l’offerta di sezioni a tempo pieno è cresciuta, esclusivamente mediante il sacrificio della didattica modulare che per anni ha costituito il fiore all’occhiello della scuola italiana nel mondo, essa risulta comunque del tutto inadeguata alla domanda delle famiglie. Ribadiamo quindi che si fanno riforme solo per risparmiare a scapito della qualità dell’istruzione.
La riforma delle superiori, lungi dall’avere reali finalità pedagogiche, taglia indiscriminatamente il tempo scuola, addirittura imponendo, negli istituti tecnici e professionali, la riduzione oraria anche nelle classi successive alla prima, contravvenendo così alla sentenza del TAR che giudica, giustamente, illegittimo che degli studenti si iscrivano a un tipo di scuola per poi trovarsene una diversa l’anno successivo.
Di fatto, la riforma delle superiori ha ampliato i tagli sulle cattedre così che a perdere posto non sono solo i precari ma anche il personale di ruolo, che si è trovato ad essere soprannumerario e a dover cambiare sede o lavorare su due o più scuole. La riduzione del tempo scuola, insomma, è stato un altro dei sistemi per tagliare personale e risparmiare.
Il Ministro Gelmini non si è degnata di spendere neanche due parole sulla quasi completa eliminazione del latino dal sistema di istruzione superiore del nostro Paese. Del resto si permette di mettere in discussione le potenzialità di sviluppo di capacità critiche delle materie umanistiche attribuendo tale prerogativa esclusivamente alle materie scientifiche quando eminenti scienziati italiani del calibro del genetista Cavalli-Sforza sostengono che l’attività più scientifica da essi svolta al liceo è stata proprio la traduzione dal latino. Non ci convincono quindi le sue demagogiche affermazioni di salvaguardia della qualità della scuola, perché abbiamo motivo di temere che il latino relegato quasi esclusivamente al liceo classico porti inevitabilmente a una scuola di elite
Per quanto riguarda le nuove istituzioni (liceo coreutico e musicale), dopo averne accuratamente esaminato i quadri orari ci chiediamo se il Ministro si sia reso conto della povertà dell’offerta formativa di base, visto che qualsiasi liceo deve comunque mettere in condizioni di frequentare qualsiasi percorso universitario.
Siamo sicuri che comunque le famiglie si saranno rese conto della difficoltà di iscrivere i propri figli ai corsi di studi desiderati. In molte scuole superiori infatti , non è stato possibile per i presidi attivare sezioni per venire incontro alle domande delle famiglie a causa dei tagli agli organici previsti dal Ministero.
Ed è per questo che ci aspettiamo il sostegno delle famiglie e di tutta la società civile che si sente colpita da questo tipo di politica scolastica che dà prova di insensibilità rispetto ai principi democratici.
Per quanto riguarda gli insegnanti di sostegno dobbiamo ricordare alla Gelmini che nonostante l’incremento di 3000 unità in tutta Italia, le ore necessarie a coprire il fabbisogno degli alunni diversamente abili non sono coperte come stabilito da una recente sentenza della Corte Costituzionale italiana.
La battaglia per la scuola pubblica è una battaglia per il futuro del nostro paese, dei suoi lavoratori presenti e futuri. Riteniamo offensivo che questa battaglia, che stiamo conducendo per la dignità del nostro lavoro e la difesa di una Istituzione, la scuola pubblica statale, nella quale abbiamo creduto al punto di investire in essa il nostro intero percorso formativo, venga liquidata attraverso accuse di strumentalizzazioni politiche, con un palese e inaccettabile atteggiamento discriminatorio nei confronti di lavoratori della scuola che chiamano il Ministro a rispondere sugli aspetti incomprensibili dei suoi interventi normativi.
La Gelmini, invece di parlare per slogan, si presti ad un confronto pubblico con noi, nel quale discutere di pedagogia e didattica, come chiedono da tempo i colleghi in sciopero della fame.
Il Presidio dei Precari della Scuola di Montecitorio