CIVITAVECCHIA – Unione Popolare esprime la propria totale solidarietà ai metalmeccanici in sciopero, preoccupati, come noi, del tempo che passa e della vacuità del futuro che si presenta all’orizzonte.
Chi dovrebbe risarcire il territorio prevedendo investimenti importanti che riconvertano l’area fino ad oggi interessata dalla centrale, ci riferiamo in particolare all’Enel, è latitante, chi, come l’Amministrazione Comunale e la Regione Lazio la dovrebbero incalzare per presentare progetti, tipo produzione di idrogeno verde, come hanno fatto da altre parti, vedi Vado Ligure, non riesce ad andare oltre semplici dichiarazioni di buone intenzioni.
Il tavolo tenuto all’Autorità Portuale con la vice presidente della Regione Lazio e il Comune ci è sembrato del tutto inconcludente.
A differenza dei comitati e delle forze sociali e sindacali del territorio, le istituzioni sono partite tardi e continuano ad essere lente e vaghe nell’azione.
Ci sembra che la situazione sia tornata ad essere quella del 2018 e cioè una dismissione annunciata (con un gruppo per la riserva fredda?), senza nessun piano industriale serio che garantisca la tutela occupazionale, la bonifica del territorio con il recupero degli spazi e l’avvio di piani industriali ad emissione zero che tutti noi chiediamo da anni.
Di fronte a questo scenario, nella più totale e colpevole superficialità istituzionale, gli unici progetti in grado di far coincidere le questioni sociali, occupazionali, ambientali e, in parte, climatiche, sono l’eolico off-shore (ovviamente non selvaggio e da concordare) e la logistica. Progetti questi in grado di dare risposte alle rivendicazioni del territorio e a quelle dei lavoratori e a iniziare a percorrere la strada che ci porterà verso la creazione del distretto delle rinnovabili e l’uscita definitiva dall’utilizzo del carbone.
Invece, in questo scenario, la filiera istituzionale (tutta controllata dal centrodestra) non va oltre slogan superficiali e inconcludenti. Dove sono i soldi per questi progetti? Dove sono le autorizzazioni? Dove sono i nuovi piani industriali? Dov’è il concreto interesse del governo in termini di decreti e finanziamenti pubblici per il rilancio del nostro territorio? Perché al tavolo dell’altro giorno non era presente l’ENEL? E perché il rappresentante dell’organizzazione datoriale Unindustria non è andato oltre i convenevoli di rito?
La situazione è pesante e non ci pare che si stia sbloccando come vorremmo. In tutto questo l’auspicato phase-out che per noi rimane fermo al 2025, rischia di non coincidere con l’avvio dei progetti alternativi che da anni studiamo, progettiamo e invochiamo.
La superficialità istituzionale con cui si sta affrontando questa fase di transizione rischia di lasciare il territorio devastato ambientalmente e socialmente e di essere pagata pesantemente in particolar modo dai lavoratori e dalle loro famiglie.
Pretendiamo che ognuno faccia il proprio mestiere, lo faccia bene e senza perdere ulteriore tempo.
Unione Popolare Civitavecchia