CIVITAVECCHIA – “Fermi al punto di partenza o poco di più. Nonostante l’impegno e i buoni propositi dell’on. Angelelli, che vanno assolutamente riconosciuti, è questo ciò che emerge dall’incontro sul phase-out dal carbone svoltosi ieri presso la Regione Lazio. L’ennesima occasione persa, in cui si parlato di tante cose ma senza una effettiva sostanza, come in un eterno gioco dell’oca che riconduce sempre al punto di partenza.
La situazione, infatti, non riesce proprio a sbloccarsi. Tutti confermano che l’impianto termoelettrico chiuderà a fine 2025, ma, pur di fronte a un simile scenario e a una crisi del lavoro in appalto che va peggiorando di giorno in giorno, nessuno riesce ancora a offrire una prospettiva per il futuro. In particolare Enel, che oltre a ripetere il mantra di una formale disponibilità al dialogo non solamente continua a mantenersi sul vago, ma addirittura segna un arretramento rispetto alle garanzie circa uno sviluppo della logistica espresse già nel 2022. Così, mentre allora si parlava di un avvio immediato di attività presso le strutture di ICPL, di una partnership avviata con Geodis e di un piano industriale ben delineato, ora si fa solo riferimento a generiche “interlocuzioni” con importanti players del settore non meglio specificati. Questo, insieme a un progetto per il fotovoltaico, è tutto ciò che Enel ha da proporre alla città a pochi mesi dal termine stabilito per presentare la richiesta di messa fuori esercizio degli impianti, venendo meno a un concreto ruolo di responsabilità sociale e mostrandosi nei fatti sorda alla richiesta di investimenti che continua a venire dal territorio.
Per il resto, solo qualche timida nota positiva da parte ENI Plenitude, che ha confermato l’impegno della joint venture di cui fa parte insieme a Cassa Depositi e Prestiti e alla società danese Copenhagen Infrastructure Partners, alla realizzazione di un impianto eolico galleggiante a 20 chilometri dalla costa civitavecchiese. Un progetto senz’altro interessante ma la cui realizzazione, bene che vada, non è sicuramente prevista a breve e comunque non in tempo utile ad offrire un’alternativa occupazionale alla chiusura della centrale. Tanto più, temiamo, nel caso in cui il porto di Civitavecchia non dovesse risultare tra quelli ammessi ai finanziamenti pubblici dedicati allo sviluppo dell’eolico off-shore, che – come ha chiarito il MASE – rischiano di essere destinati a realtà che su questo piano possono vantare progettualità più avanzate.
In questo contesto, non si può che continuare a esercitare una pressione costante sui soggetti che devono dare risposte. La Regione Lazio ha quindi programmato due specifici approfondimenti, uno sulla ZLS e uno su logistica e eolico off-shore, dai quale, speriamo, possano scaturire concreti passi in avanti. Poi, come sappiamo, sarà il MIMIT a dover dare una svolta a una vicenda che, auspichiamo, dovrà trovare soluzione in tempi brevi, prima che la crisi di molte imprese diventi irreversibile, prima che dei lavoratori perdano il posto di lavoro e in particolare prima che un problema così serio divenga oggetto di beghe elettorali.”
USB Civitavecchia