Filt Cgil: “Minosse e Port Mobility, lavoratori in bilico nel Porto di Civitavecchia”

CIVITAVECCHIA – “Il porto di Civitavecchia, una delle infrastrutture più importanti per l’economia regionale e nazionale, attraversa una fase critica caratterizzata da uno sviluppo limitato e da profonde incertezze. Le numerose vertenze irrisolte rappresentano un nodo cruciale, con implicazioni che coinvolgono sia i lavoratori che il tessuto economico locale. Tra i casi più significativi emergono le situazioni dei lavoratori di Minosse e Port Mobility, due realtà colpite da dinamiche complesse legate alla transizione energetica e ai cambiamenti strutturali del porto.
Decisamente complessa la situazione che riguarda i lavoratori di Minosse, storicamente impiegati presso la centrale termoelettrica Torrevaldaliga Nord (TVN) di Enel. La sempre più vicina chiusura della centrale, determinata dalla necessità di ridurre le emissioni inquinanti e favorire la transizione energetica, azione questa estremamente necessaria per il territorio e su cui ci battiamo da anni, rischia però di lasciare circa 40 lavoratori senza prospettive chiare di reimpiego . La recente dichiarazione di 17 esuberi e le soluzioni di continuità occupazionale, sinora proposte, sono ancora in fase embrionale e difficilmente risolutive nel breve/medio periodo. Questa crisi occupazionale, purtroppo, si estende anche ad altre imprese dell’indotto della filiera portuale che operavano in stretta connessione con la centrale per un totale di circa 100 lavoratori.
Nonostante l’importanza indispensabile del processo di decarbonizzazione, ad oggi non esiste un piano di transizione lavorativa adeguato. Sebbene presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT) sia attivo da mesi un tavolo di confronto, i progressi restano lenti e ancora insufficienti a fornire risposte concrete. Inoltre, Enel, pur dismettendo parte dei propri asset, non sembra ancora impegnata in una partecipazione attiva alla riconversione del territorio.
L’impegno ad individuare soluzioni deve, obbligatoriamente, convivere con degli ammortizzatori sociali di scopo, legati alla transizione energetica, come già accaduto per altri settori nelle fasi di cambiamento epocale delle strutture produttive del paese, i lavoratori vanno accompagnati con le modalità e le tempistiche necessarie, fino alla ricollocazione e non lasciati nell’incertezza del futuro.
Solo così si potrà mitigare l’impatto della crisi in atto e per poter garantire un futuro più stabile.
Un’altra vertenza cruciale è quella che coinvolge Port Mobility, azienda che si occupa dei servizi di interesse generale nel porto, legati alla mobilità, viabilità, trasporto di passeggeri e infopoint per i crocieristi all’interno degli spazi pubblici nell’area portuale. Recentemente, l’azienda ha avviato una procedura di licenziamento collettivo che interessa 26 lavoratori e che a nostro avviso metterebbe a grosso rischio l’efficienza dei servizi di viabilità forniti alla comunità portuale.
Riteniamo questa decisione prematura, soprattutto alla luce dei cambiamenti logistici e delle innovazioni infrastrutturali in un porto ancora in trasformazione; anche in considerazione dell’importante fatturato annuale della società, sia in rapporto agli importanti utili netti realizzati, che al costo del personale che si attesta sotto il 50% delle competenze ricevute dalla convenzione.

Come ribadito più volte, questa è una società mono-committente che opera in assenza di concorrenza e viene pagata con soldi pubblici. Per queste ragioni, dovrebbe prestare maggiore attenzione alle questioni sociali, pur garantendo la sostenibilità economica. Qualora emergessero difficoltà di natura organizzativa, siamo disponibili ad affrontarle in sede sindacale. Tuttavia, nel caso si rendessero necessari interventi, è fondamentale condurre un’analisi approfondita dei costi complessivi con cui la gestione viene attualmente condotta.
Nonostante i tentativi di mediazione, la fase sindacale della procedura si è conclusa la scorsa settimana con un verbale di mancato accordo. La questione passa ora alla fase istituzionale presso la Regione Lazio, ma il rischio è che si arrivi a licenziamenti senza aver esplorato appieno tutte le possibili alternative.
La FILT CGIL sottolinea la necessità di un ruolo più attivo da parte dell’Autorità di Sistema Portuale (AdSP), affinché si cerchi una soluzione condivisa e sostenibile per evitare la perdita di posti di lavoro strategici per il funzionamento del porto.
Il porto di Civitavecchia ha un enorme potenziale di crescita, ma è indispensabile un piano strategico che includa:
– Investimenti infrastrutturali, necessari per ammodernare le strutture e renderle competitive;
– Riqualificazione professionale dei lavoratori, per adattare le competenze alle nuove esigenze del mercato;
– Dialogo costruttivo tra imprese, istituzioni e parti sociali per costruire un futuro sostenibile e inclusivo.
La FILT CGIL è pronta al fianco dei lavoratori, ribadendo l’impegno a ottenere soluzioni che tutelino il lavoro e i diritti di chi contribuisce ogni giorno al buon funzionamento del porto. Le istituzioni e le aziende devono fare la loro parte, non solo per risolvere le vertenze attuali ma anche per tracciare una strada di sviluppo che valorizzi le potenzialità di questo hub strategico per l’economia del Paese.
La sfida è grande, ma con un impegno condiviso è possibile trasformare le difficoltà in opportunità di rilancio per il territorio e la sua comunità”

Filt Cgil regionale e territoriale