CIVITAVECCHIA – Da Minosse un pronto rilancio: dopo lo sciopero del 12 e 13 ottobre, FILT e USB hanno infatti deciso di dare continuità alla mobilitazione in corso, chiamando i lavoratori a un’astensione dallo straordinario e dalla reperibilità che per il momento andrà avanti fino al 25 di novembre.
In questo modo, i lavoratori e le loro rappresentanze hanno voluto immediatamente tradurre in realtà le parole d’ordine scaturite dalla manifestazione di protesta di giovedì scorso, prima fra tutte quella di proseguire la lotta con maggiore forza e determinazione.
Quello che stiamo vivendo è infatti un momento cruciale per l’adozione delle scelte che dovranno interessare il territorio: una consapevolezza ormai ben maturata tra i tanti lavoratori impegnati negli appalti in centrale, che non intendono fermarsi finché gli obiettivi delineati non saranno raggiunti. Un punto, questo, che deve essere ben chiaro non solo a Enel ma soprattutto alle istituzioni chiamate ad assicurare un futuro occupazionale alle centinaia di persone coinvolte. Giacché, a due anni dalla chiusura dell’impianto, non è possibile accettare passivamente ulteriori ritardi: devono arrivare investimenti per dare corpo a un nuovo modello di sviluppo sostenibile, subito, al di là di qualsiasi parziale e temporaneo aumento della produzione elettrica che possa occasionalmente intervenire. Come sembra stia avvenendo proprio in questi giorni, a fronte di una possibile ripartenza dei gruppi che però non incanta nessuno.
Del resto, ci siamo già passati due anni fa con la crisi del gas, quando si pensava che il rilancio produttivo degli impianti potesse offrire il tempo necessario ad avviare progetti alternativi: una speranza che non soltanto è rimasta tradita, svanendo insieme a quel poco che ritenevamo acquisito – come gli impegni di Enel Logistics – ma che da ultimo ha ingenerato tra i lavoratori una profonda e comprensibile rabbia. Allo stesso modo di quanto era accaduto con il Covid. Perché, in tutta evidenza, non si può essere trattati con i guanti quando serve al Paese e poi venire scartati come avanzi quando il problema è passato.
Per cui, imparata la lezione, stavolta i lavoratori non ci cascheranno, seguitando a lottare finché le soluzioni che meritano e che specialmente merita questa città non arriveranno. Magari decidendo di portare la protesta sotto i palazzi romani: una decisione che chiaramente dipenderà da cosa troveremo nel piatto al prossimo incontro al ministero sul phase-out del carbone. Perché questo è il momento dei fatti.
Filt-Cgil
Usb Lavoro privato