Medici Senza Frontiere ha scritto alla Presidente Meloni per chiedere un’iniziativa umanitaria dell’Italia su Gaza e un cessate il fuoco immediato e duraturo. La lettera, firmata da 18 operatrici e operatori umanitari che hanno lavorato nell’inferno di Gaza o supportato le operazioni di MSF dalla Cisgiordania e dall’Egitto, chiede al governo italiano un’azione concreta per proteggere la popolazione e salvaguardare le strutture sanitarie.
Gentile Presidente Meloni,
“Siamo 18 operatori e operatrici italiani di Medici Senza Frontiere (MSF), medici, infermieri, psicologi, logisti, che dal brutale attacco di Hamas del 7 ottobre hanno lavorato nell’inferno di Gaza o supportato l’azione medico-umanitaria dalla Cisgiordania o dall’Egitto.
Quello che abbiamo visto è difficile da accettare. I bombardamenti delle autorità israeliane, incessanti e indiscriminati, hanno colpito la popolazione civile oltre ogni misura. A Gaza manca tutto: acqua, cibo, spazio e cure. Le persone sopravvivono tra le macerie, cercando i propri cari o un disperato aiuto. Le loro ferite sono devastanti. A Gaza si muore per qualsiasi cosa, perché il sistema sanitario è al collasso ed è impossibile portare aiuti adeguati. La sproporzione tra i bisogni umanitari e la capacità di intervenire è immane. Si vive costantemente sotto attacco, nel totale annichilimento di ogni regola di condotta delle ostilità, mentre gli ostaggi sono ancora dolorosamente lontani dai loro cari.
Oltre un milione di civili è allo stremo, mentre i più elementari principi di umanità e solidarietà sono totalmente calpestati.
Di fronte a questa catastrofe, le rivolgiamo il nostro accorato appello affinché l’Italia si faccia promotrice di un’iniziativa umanitaria concreta e ambiziosa, richiamando i leader europei e dei governi del G7 intorno a 5 cruciali obiettivi:
1) OTTENERE UN IMMEDIATO E INCONDIZIONATO CESSATE IL FUOCO
La prospettiva di una più ampia invasione terrestre a Rafah desta enorme preoccupazione. Circa un milione e mezzo di persone sono intrappolate in questa piccola area. Le conseguenze di un’invasione sarebbero catastrofiche. Il 25 marzo 2024, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha finalmente agito richiedendo un cessate il fuoco immediato a Gaza. Ora tutti i membri del Consiglio devono insistere affinché questa risoluzione venga attuata urgentemente. Diversamente sarebbe completamente svuotata di significato.
Le forze israeliane continuano a compiere attacchi diffusi che colpiscono in modo sproporzionato i civili. I palestinesi a Gaza stanno subendo ogni giorno una campagna militare distruttiva che ignora palesemente le regole della guerra.
È essenziale arrivare a un immediato e prolungato cessate il fuoco di tutte le parti coinvolte per evitare ulteriori morti e feriti a Gaza, congiuntamente al necessario ripristino e incremento del flusso di aiuti umanitari da cui dipende la sopravvivenza della popolazione di Gaza.
2) GARANTIRE LA PROTEZIONE DEI CIVILI
Nelle ultime settimane vari organi, tra cui il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e la Corte Internazionale di Giustizia, hanno chiesto alle autorità israeliane di interrompere i loro attacchi contro i civili e consentire l’ingresso dell’aiuto umanitario. È necessario che le autorità israeliane revochino l’assedio di Gaza e consentano alle organizzazioni umanitarie di fornire aiuti salvavita in tutta Gaza, in modo sicuro e senza ostacoli e in una scala sufficiente per soddisfare le necessità della popolazione.
Tuttavia, intensificare le forniture risulta inutile se non può essere garantita una distribuzione sicura. Affinché l’incremento dell’assistenza umanitaria a Gaza risulti concreto, è necessaria una soglia minima di sicurezza per quanti vi lavorano, e l’unico modo per ottenerla è attuare una tregua immediata e duratura. Nel frattempo, si permette la continua distruzione di infrastrutture civili vitali e il blocco dei servizi essenziali come l’approvvigionamento di acqua e elettricità. L’uso sproporzionato della forza, gli attacchi indiscriminati che mettono a rischio la vita di civili innocenti e la mancanza di distinzione tra obiettivi militari e civili costituiscono una palese violazione del diritto internazionale umanitario. Considerare la popolazione civile di Gaza come un bersaglio legittimo è moralmente e legalmente inaccettabile, in quanto forma di punizione collettiva contraria al diritto internazionale sui conflitti armati. Sollecitiamo tutti gli Stati, in particolare l’Italia, gli Stati Uniti, il Regno Unito e gli Stati membri dell’UE, a interrompere ogni forma di sostegno alle operazioni militari, incluso l’invio di armi, e fare tutto quanto in loro potere per influenzare le autorità israeliane a porre fine all’assedio in corso e agli attacchi continui contro civili e infrastrutture civili a Gaza.
3) ASSICURARE UN’ASSISTENZA UMANITARIA PROLUNGATA E CONTINUA ALLA POPOLAZIONE DI GAZA
La situazione a Gaza richiede un’immediata e costante assistenza umanitaria per la popolazione, garantendo un accesso adeguato, sicuro e incondizionato. Gli aiuti umanitari devono poter entrare rapidamente e senza impedimenti, compresi prodotti medici e logistici essenziali per migliorare la risposta umanitaria. Il livello di assistenza destinato a Gaza deve essere sufficiente per affrontare le difficili condizioni di vita della popolazione, compreso il pieno ripristino dei necessari finanziamenti all’Agenzia UNRWA. I controlli di sicurezza condotti dalle autorità israeliane sui carichi umanitari diretti a Gaza non devono ritardare o limitare l’assistenza destinata alla popolazione. È necessario un consistente aumento delle forniture di cibo e prodotti alimentari arricchiti per affrontare i livelli critici di insicurezza alimentare e il rischio di carestia. Come potenza occupante, il governo israeliano deve creare le condizioni per consentire a queste forniture di raggiungere in modo sicuro e tempestivo coloro che ne hanno più bisogno, utilizzando tutti i mezzi disponibili, ivi inclusa l’apertura di ulteriori valichi di frontiera.
4) PORRE FINE AGLI ATTACCHI CONTRO GLI OSPEDALI, LE STRUTTURE SANITARIE E CIVILI
Ospedali e strutture sanitarie, pazienti e personale medico, operatori umanitari sono costantemente sotto attacco, con scarsa o nessuna considerazione per la loro sicurezza. Nonostante le strutture sanitarie e il personale medico siano esplicitamente protetti dal diritto internazionale umanitario, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha registrato 310 attacchi alle strutture sanitarie a Gaza e in Cisgiordania dal 7 ottobre. Queste strutture vengono colpite, circondate e assaltate, causando la morte di pazienti e personale medico, oltre che l’interruzione dell’assistenza sanitaria per l’intera popolazione. Le strutture supportate da MSF e altre strutture sanitarie continuano a ricevere ordini di evacuazione che mettono a rischio pazienti, personale e membri della comunità sfollata. Le strutture sanitarie devono essere tutelate e rispettate da tutte le parti coinvolte nel conflitto. È essenziale adottare tutte le precauzioni necessarie per proteggere gli ospedali, il personale medico e i pazienti dagli effetti delle ostilità. Nel condurre le operazioni militari, le parti coinvolte nel conflitto devono considerare non solo il rischio immediato di danneggiare le strutture sanitarie, ma anche le conseguenze a lungo termine e prevedibili di renderle non operative. Eppure, la Risoluzione 2286 votata dal Consiglio di Sicurezza nel 2016 che invitava al rispetto e alla protezione degli operatori umanitari, del personale medico, dei trasporti medici, delle strutture sanitarie e dei soccorsi durante i conflitti armati, fu accolta con entusiasmo in un momento di collettivo impegno civile e politico. Ora, questa risoluzione sembra essere stata dimenticata e quelle strutture che dovrebbero rappresentare l’ultimo scampolo di umanità sono diventati teatri di guerra.
5) AGEVOLARE LE EVACUAZIONI MEDICHE SENZA PREGIUDICARE IL DIRITTO DEI PALESTINESI AL RITORNO
A Gaza ci sono oltre 70.000 feriti e pochissimi ospedali rimasti per fornire loro le cure di cui hanno bisogno. Tra questi 70.000, ci sono migliaia di pazienti che richiedono cure mediche complesse e prolungate non disponibili a Gaza. Anche con una tregua e un aumento dell’assistenza a Gaza, queste persone non potranno ricevere le cure necessarie di cui hanno bisogno. Per i casi medici gravi che non possono essere trattati a Gaza, le autorità israeliane devono riprendere l’emissione dei permessi di evacuazione medica per il trattamento in Cisgiordania e Gerusalemme Est. Ai pazienti sottoposti a evacuazione medica, insieme ai loro caregiver, deve essere garantito un ritorno sicuro, volontario e dignitoso a Gaza.
Presidente Meloni, confidiamo nella sua leadership su ciascuno di questi 5 obiettivi, perché ogni risultato concreto si tradurrà in vite salvate e sofferenza risparmiata.
Firmatari della lettera:
Gaia Giletta (infermiera), Martina Marchiò (coordinatrice medica), Davide Musardo (psicologo), Martina Paesani (infermiera), Giovanni Perna (logista), Alessandro Piro (logista), dott. Roberto Scaini (medico), dott. Giuseppe Soriani (chirurgo), Enrico Vallaperta (coordinatore medico), Tommaso Fabbri (capomissione), Ahmad Al Rousan (duty of care), Maurizio Debanne (comunicazione), dott.ssa Simona Fusco (medico), Candida Lobes (comunicazione), Virginia Moneti (coordinatrice medica), Simona Onidi (coordinatrice), Marco Scardovi (risorse umane), Bruno Sclavo (logista)