CERVETERI – “La mia maestra in prima elementare ci disse di vestirci da Figli della Lupa per il sabato fascista: ma io mi rifiutai e da quel giorno cominciarono le sue angherie nei miei confronti. Ma io ero così, ribelle già a sei anni”.
E’ iniziato così, con questo viaggio a ritroso nel tempo e nella memoria, l’appassionato racconto di Tina Costa, staffetta partigiana che ieri mattina ha incontrato gli studenti delle terze medie della scuola Don Milani di Cerveteri.
Un racconto energico, come lo è ancora la sua incredibile tempra di sanguigna romagnola, nonostante i 92 anni splendidamente portati; un racconto affascinante, vibrante e incalzante, con cui ha materializzato nella mente dei ragazzi i drammatici anni della Seconda guerra mondiale e della lotta di liberazione dal nazifascismo. Lotta che nella sua famiglia cominciò prestissimo, fin da quando il padre tornava spesso a casa col volto tumefatto dopo essersi rifiutato di aderire al Partito fascista.
“Il senso di ribellione alle ingiustizie faceva parte della nostra famiglia – ha raccontato Tina – Per questo la mia adesione alla Resistenza, appena quindicenne, fu quasi spontanea e dettata dalla voglia irrefrenabile di dare il mio contributo, fin da quando ancora tredicenne mi intrufolai nelle stalle del mio paese vicino Rimini per assistere alle riunioni segrete dei partigiani. Finché un giorno mio zio, comandante di una Brigata, mi affidò il mio primo compito di staffetta: portare due borse di viveri, attraversando il ponte sul fiume Faglia, ai partigiani che si trovavano al di là della Linea gotica. In realtà nelle due borse, oltre ai viveri, c’erano anche diverse bombe”.
Da lì in poi una lunga serie di missioni, in sella alla sua bicicletta, in una sfida costante con la morte che l’ha spesso rincorsa ma dalla quale è riuscita sempre a sfuggire. In particolare in due circostanze. “Ero nascosta con la mia famiglia e altri partigiani in alcune grotte, ma una soffiata fascista ci fece rastrellare dai tedeschi che ci caricarono subito su un treno piombato, diretto a Buchenwald. Tuttavia durante il viaggio gli alleati bombardarono la linea ferroviaria; il treno fu costretto a fermarsi, i tedeschi scapparono e noi facemmo altrettanto. Poco tempo dopo invece ero diretta ad una riunione segreta con tre partigiani; poco prima di arrivare in paese alcune donne che stavano chiacchierando per strada, e che sapevano che ero una staffetta, mi urlarono di tornare indietro e scappare perché era appena arrivata una camionetta di tedeschi. I tre partigiani con cui dovevo incontrarmi furono presi e il giorno dopo vennero impiccati nella piazza di Rimini”.
Ricordi che hanno scosso i ragazzi, catturati da questo viaggio nel tempo e nella storia che, nelle parole di Tina Costa, è sembrata vivida e mai così reale agli occhi dei presenti. Tante quindi le domande poste dagli studenti e dagli stessi docenti, improntate in particolare al coraggio con cui lei e tanti altri partigiani affrontarono quella tragica lotta, sotto il rischio costante di perdere la vita o di veder morire i propri cari.
“Ma non era possibile restare indifferenti – ha sottolineato Tina – Occorreva reagire contro chi in quel momento stava occupando l’Italia e ci aveva tolto la libertà. Ero ribelle e talvolta incosciente, ma avevo paura anche io, come tutti; però sapevamo di essere in tanti a lottare e questo ci dava una grande forza, perché eravamo consapevoli di non essere soli”.
Quindi, in chiusura, l’appassionato richiamo ai valori della nostra Costituzione , la necessità di applicarla realmente prima di modificarla, e un accalorato monito ai ragazzi presenti: “Studiate, studiate e studiate: perché è con la cultura che ci si oppone ai regimi e alla soppressione delle nostre libertà. E’ la nostra mente l’arma più forte per poterci difendere perché spesso l’intelligenza può sostituire anche i fucili. E tutti voi siete partigiani nel momento in cui decidete di ribellarvi alle ingiustizie”.
Ma. Ga.