Come nasce il disturbo psichico: le risposte della Asl

depressione2CIVITAVECCHIA – Si è svolto a dicembre presso il Centro di Salute Mentale di Civitavecchia un importante incontro istituzionale tra Asl RmF ed Università di Roma ” La Sapienza”, Seconda Facoltà di Medicina, Ospedale Sant’Andrea. E’ stato infatti presentato un progetto di ricerca che, oltre ad altre Asl romane, coinvolge anche la Asl di Viterbo e, soprattutto, prevede la collaborazione di vari enti e servizi pubblici. La cornice innovativa di un interscambio tra Università e Territorio ha offerto un’occasione preziosa di arricchimento culturale e di possibile miglioramento dell’intervento clinico pubblico. La presenza del Dott. Giuseppe Quintavalle, Direttore Sanitario della Asl RmF, ha testimoniato l’interesse e il sostegno particolari, da parte aziendale, nei confronti dell’iniziativa proposta.
Abbiamo chiesto al Prof. Paolo Girardi, Ordinario presso l’ Università La Sapienza di Roma che insieme al Prof. Paolo Fiori Nastro, Ricercatore presso la medesima Facoltà di Medicina, ha illustrato le basi e i percorsi della ricerca, di spiegarci alcuni punti esiziali su cui si fonda il progetto presentato.

Professore, quale è l’età di esordio dei Disturbi Psichiatrici gravi quali, per l’appunto, le Psicosi?

“Le prime manifestazioni dei disturbi psichici gravi  avvengono nell’adolescenza e nell’età giovanile più in generale. Prepararsi a cogliere i primi segnali del malessere costituisce una sfida e, al contempo, un obiettivo prioritario per i Servizi pubblici Sanitari. Ciò richiede e, parallelamente, favorisce,  l’integrazione tra  vari servizi, quali i Centri di Salute Mentale, i Sert e i Servizi per i Minori. Inoltre, produce un ripensamento e uno stimolo per la riorganizzazione degli stessi servizi per la Salute.”

Esistono, professore, fattori di rischio sociali, oltre che individuali, nel primum movens di un disturbo psichico?

“Le incertezze sociali, l’abuso di sostanze, in primo luogo la cannabis, le difficoltà relazionali che la globalizzazione non sembra ridurre quanto, per certi versi, amplificare, soprattutto nelle fasi di vita in cui i processi cruciali di crescita rendono l’individuo decisamente più vulnerabile, ci impediscono di ignorare un’area di malessere giovanile che richiede attenzione, impegno, sensibilità umana e professionale, capacità di rinnovarsi nel costruire modelli di prassi terapeutica più adeguati alla  realtà attuale. Fondamentale avvalersi dell’alleanza dei medici di Medicina Generale, dei pediatri, delle istituzioni scolastiche, di tutte le agenzie socio-sanitarie in grado di entrare in contatto, direttamente o attraverso intermediari parentali o amicali, con il disagio psichico del giovane in difficoltà. Attendere la Psicosi al varco delle forme conclamate significa già arrendersi ad interventi che non contrasteranno in maniera decisiva la cronicizzazione di un malessere ormai esploso in un’acuzie psichiatrica”.
Pertanto, quali enti costituiscono i vostri interlocutori nel nostro territorio?

“In primis il Dipartimento di Salute Mentale, nella persona del Direttore Dott. Daniele Sadun, e grazie all’interessamento attivo del Dott. Carlo Cheli, Responsabile della formazione e promotore di tutte le iniziative di ricerca  per la salute mentale nella vostra Asl. Tuttavia hanno risposto positivamente non solo tutti i responsabili dei Centri di Salute Mentale ma anche alcuni responsabili di Sert e di Servizi per i Minori. Anche alcuni Istituti Scolastici hanno manifestato un esplicito interesse e confidiamo nel coinvolgimento dei Medici di Base. A monte, tuttavia, rimane il fatto che il Dott. Quintavalle, per la Asl Rm F, ha condiviso la nostra impostazione dell’agire psichiatrico, mostrando una non comune e, perchè no, coraggiosa capacità di immaginare nuove politiche sanitarie  oltre ad una particolare sensibilità nei confronti del tema, direi scottante, della salute mentale”.

A questo punto abbiamo chiesto al Dott. Giuseppe Quintavalle: che impatto può avere un progetto di questo tipo sulla realtà sociosanitaria della Asl Roma F?.

“La promozione della salute, soprattutto della salute mentale, richiede programmi e azioni specifiche di prevenzione primaria e secondaria.  Questo progetto sugli esordi della psicosi  è articolato in modo da raggiungere alcuni  fondamentali risultati: rilevare disturbi molto seri in una fase iniziale in cui  le possibilità di evoluzione sono molteplici. Si tratta quindi di una fase delicata in cui la sofferenza è profonda ma densa di opportunità di cura; favorire l’integrazione e la collaborazione tra i Servizi Sanitari Pubblici coinvolti nella cura del disagio giovanile, facilitando lo scambio di informazioni e competenze, la comunicazione diretta, la condivisione degli obiettivi; sviluppare un confronto con altri enti territoriali fortemente interessati alla gestione delle fasi critiche del disagio della popolazione giovanile;effettuare una formazione qualificata degli operatori,fornendo loro una possibilità di confronto stimolante con altre realtà, simili ma, insieme, diverse della nostra Regione”.

Un’iniziativa a largo raggio d’azione, quindi?

“Assolutamente sì e, per questo, ringrazio il prof Girardi e gli operatori del Dsm. Ne condivido i contenuti e le modalità attuative trattandosi di un modello che, come Asl RmF, e parlo anche a nome del Direttore Generale, Dott. Salvatore Squarcione, ci appartiene tanto da proporlo in maniera ricorrente, laddove possibile, come schema di lavoro in molti altri ambiti della Sanità”.