Dal Dottor Giovanni Ghirga riceviamo e pubblichiamo:
I ricercatori dell’Hudson Institute of Medical Research di Melbourne, in Australia, hanno scoperto che la disforia di genere può avere una base biologica.
Lo studio ha esaminato le variazioni genetiche di 380 donne transgender e le ha confrontate con quelle di uomini non transgender.
All’interno delle donne transgender, hanno trovato una significativa sovrarappresentazione di quattro geni coinvolti nell’elaborazione degli ormoni sessuali.
Questa variazione suggerisce una potenziale ragione biologica per cui alcune persone soffrono di disforia di genere.
Gli autori suggeriscono che queste variazioni genetiche possano influenzare la capacità del cervello maschile di elaborare gli androgeni, il che significa che il cervello si sviluppa in modo diverso in un modo meno “maschile” e più “femminile”, contribuendo alla disforia di genere nelle donne transgender.
Lo studio è stato considerato il più grande e completo del suo genere dall’autore principale, il professor Vincent Harley.
Parlando con l’Australian Broadcasting Company , Harley ha dichiarato: “Anche se non dovrebbe dipendere dalla scienza per convalidare l’individualità e l’esperienza vissuta delle persone, queste scoperte possono aiutare a ridurre la discriminazione”.
Dimostrare un legame tra disforia di genere e genetica può avere il potenziale per migliorare la diagnosi e aumentare l’accettazione sociale per coloro che sono transgender.
Un rapporto del 2017 condotto dal Telethon Kids Institute ha rilevato che circa tre persone trans su quattro di età compresa tra i 14 e i 25 anni soffrono di ansia o depressione e quattro su cinque hanno commesso atti di autolesionismo. Il rapporto ha anche rivelato la statistica allarmante secondo cui quasi la metà di tutti i giovani trans intervistati ha tentato il suicidio.
Fran era una delle donne transgender che hanno partecipato allo studio dell’Hudson Institute. Ha commentato alla ABC: “Il viaggio mentale dell’accettazione di sé è stato davvero una delle caratteristiche dominanti della mia vita”.
Questo studio si aggiunge a un campo di ricerca in crescita che suggerisce che esiste una base biologica per le identità transgender. Tuttavia, nonostante fornisca uno sguardo più approfondito su ciò che fa sentire una persona maschio o femmina, Harley insiste sul fatto che i geni “non sono gli unici fattori coinvolti nella determinazione dell’identità di genere”.
The Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism, Volume 104, Issue 2, February 2019, Pages 390–396, https://doi.org/10.1210/jc.2018-01105
Ulteriori ricerche faranno luce sull’esposizione a quali sostanze ed elementi, capaci di alterare il funzionamento del sistema endocrino, è alla base di questa sovrarappresentazione dei geni interessati.