CIVITAVECCHIA – Illustrissimo sindaco, se fossi sindaco mi organizzerei in modo diverso da tutti i sindaci che finora hanno governato questa città meravigliosa. Partendo dal concetto ormai ben compreso da tutta la popolazione (“non ci sono più soldi in Comune per fare questo e quest’altro”), e che l’Enel è diventata (che possa piacere o meno) proprietaria della nostra salute, mi siederei con essa al tavolo con ordini ben precisi: una serie di progetti migliorativi del territorio e capaci di dare lavoro a tutti i cittadini, nessuno escluso.
La prima regola sarebbe proprio questa: per ogni progetto devono essere impiegate professionalità e manovalanza di civitavecchiesi, il che significa di persone che abbiamo la residenza qui da almeno sei anni. Non dovrà farlo il Comune: lo dovrà fare l’Enel, con l’amministrazione se mai a supervisionare.
L’altra regola, sulla quale anche Lei sarà senz’altro d’accordo, è che i soldi di Enel non devono entrare a bilancio: il Comune presenta i progetti e l’Enel li esegue. Non soldi, insomma, ma opere di bene.
Quali opere? Presto detto, con l’importante premessa: tutto ciò andrebbe non solo realizzato, ma mantenuto adeguatamente affinché il patrimonio acquisito non sia rovinato, come troppo spesso accade. Allora, partirei dal rifacimento di tutte le scuole di ogni ordine e grado, dotandole dagli asili nido in su di più comfort e materiali didattici all’avanguardia, spazi verdi e manutenzione accurata. Poi il rifacimento di tutti gli impianti sportivi di qualunque disciplina praticata dai civitavecchiesi. Ancora, il rifacimento dell’intera rete idrica, isolandovi la parte di essa che serve il Porto e che quindi toglie risorse idrica alla cittadinanza. Inoltre fare realizzare una rete di sorveglianza estesa sul territorio cittadino, a cominciare però dalla periferia per raggiungere soltanto dopo il centro. Ancora, la costruzione di non meno di 1500 alloggi popolari per le persone in difficoltà economica, anche attraverso la ristrutturazione del patrimonio degradato esistente.
Questo per i primi cinque anni: nel secondo quinquennio procederei col rifacimento di tutte le strade e degli impianti d’illuminazione, sempre cominciando dalla periferia. Il rimboschimento di tutta l’area su cui insistono le attività produttive di Enel con parchi di non meno di 300mila alberi. La costruzione di un canile e gattile all’avanguardia da almeno 200 animali, con annesso ambulatorio veterinario che impedisca la penosa migrazione verso centri più o meno vicini di chi possiede un animale, con almeno sei veterinari esperti. Rifacimento di tutti i parchi della città. Costruzione di case per anziani con tutti i comfort, con annessi due ambulatori medici e un punto di primo soccorso.
Tornando comunque all’inizio, l’Enel dovrebbe iniziare la progettazione, per arrivare in tempi brevissimi alla realizzazione, di un grande ospedale che sostituisca quello attuale, con l’impegno a pagare nel frattempo gli aggiornamenti professionali di tutti i primari. Se fossi sindaco, inoltre, mi domanderei: perché Enel non può acquistare le società partecipate e farle funzionare, salvaguardando l’occupazione e migliorando i servizi?
È un progetto complessivo capace di creare occupazione (da subito!) e che non costerebbe ad Enel molto di più di quanto, annualmente, ha dato in passato al Comune sotto forma di convenzioni. Con progetti, però, anziché con moneta sonante. Ce ne sarebbe abbastanza anche per creare un polo di comunicazione radiofonica e televisiva che aggiorni costantemente i cittadini sui progressi nelle varie opere e non toglierebbe nessun potere politico al sindaco, agli assessori, ai consiglieri. Anzi, li aumenterebbe.
Ah, se fossi sindaco…
Chiara Guidoni