CIVITAVECCHIA – Spett/le Redazione,
che bello sarebbe se ognuno parlasse nelle proprie competenze e non straparlasse nel mestiere degli altri!
In un intervento di giorni fa ebbi a citare quel vecchio adagio marinaro “chi sta a mare naviga e chi sta a terra giudica”, sempre attuale in ogni sinistro marittimo.
Lo spunto mi viene dalla “lectio magistralis” dell’Avv/to Magliani sull’uso o meno dei Rimorchiatori in Porto, per quel che mi appartiene, dal lato tecnico.
Non conosco le esperienze marinare, fosse pure di un pedalò, dell’Avv.to Magliani, ma deduco poche, visto il pasticcio tecnico in cui s’è voluto “incartare” fra il pontificare sull’opportunità/necessità di un fattivo ausilio del rimorchiatore in porto su nave “spenta”
(rottura degli ormeggi e deriva conseguente in acque ristrette) e nave in uscita ove l’unico contrasto allo scarroccio da vento al traverso (caso “Sharden”; con forza 5: 250 Kg di pressione per metro quadro, su una superficie di murata di migliaia di m/quadri!) è un’accelerazione di velocità: nel qual caso il/i rimorchiatori sono solo di pericoloso impiccio…. A meno che un’ordinanza della Capitaneria non li prescrivesse obbligatori sempre e per tutti ed in ogni tempo… ma qui ci sarebbe da entrare in altro campo di discussione.
Ma lo sa l’Avv.to Magliani, vista la “competenza” che dimostra, quante più navi ci sono oggi dotate di robuste “eliche trasversali” e propulsori laterali “a pale verticali” ben più potenti dei rimorchiatori?
Con tutto il rispetto e le scuse del caso, mi affiora qui l’altro efficace detto partenopeo: “pur’e pùlici ten’eno à tosse” (tradotto: anche le pulci hanno la tosse!)
Gennaro Goglia