CIVITAVECCHIA – “………L’inquadramento della Banda era formato su delle squadre di Partigiani combattenti ai quali fornivano efficiente ausilio dei gruppi di Patrioti e di Collaboratori che espletavano attività di collegamenti, pedinando gli elementi sospetti di essere al servizio dei tedeschi……..l’attività della Banda si svolgeva nella zona compresa tra i paesi di Bieda, Vetralla, La Cura, Vejano, Barbarano Romano, Civitella Cesi…..Il 28 ottobre 1943, quando la Banda era ancora in via di formazione, il collaboratore………….venne sorpreso ad Aurelia dai tedeschi mentre tentava di prendere il treno per Bieda per recare delle armi……… Il giorno dopo, 29 ottobre alle ore 6, paracadutisti germanici autotrasportati circondarono di sorpresa il paese di Bieda e iniziarono una sanguinosa rappresaglia……Furono uccisi 14 uomini dai barbari assetati di sangue. Intanto nel grande rastrellamento che seguì alle uccisioni furono catturati centinaia di uomini tra i quali vennero scelti 25 ostaggi che furono messi contro il muro del paese per essere fucilati……Forse parendo loro sufficienti le uccisioni commesse, i tedeschi desistettero dal fucilare gli ostaggi ai quali, già messi al muro, si era già schierato davanti il plotone d’esecuzione………. Ai primi di dicembre 1943 fu stabilito di allontanare i partigiani dai paesi della zona e di frazionarli in tanti piccoli gruppi, collegati tra loro da staffette, nelle macchie e nelle grotte dei dintorni……Il 12 dicembre 1943 sulla via Cassia le squadre partigiane attaccavano tre camion di tedeschi. Il sopraggiungere di altri camion con a bordo molti militari tedeschi faceva dare luogo ad una forte sparatoria…. Il comando della Banda, considerando che il paese di Bieda sarebbe rimasto ancora per giorni in balia delle truppe tedesche….. decise il 4 giugno 1944 l’occupazione del paese……I tedeschi rimasti nella parte alta del paese si erano asserragliati nella stazione ferroviaria, attaccati dai partigiani si diedero ad una fuga disordinata……..”
Quelli che precedono sono alcuni tratti presi dallo straordinario resoconto delle azioni della Banda Partigiana che fu attiva protagonista della Resistenza nelle zone del viterbese, zone in cui molti nostri concittadini sfollarono dopo il terribile bombardamento che distrusse Civitavecchia nel ’43.
Un documento che contiene il dettaglio delle operazioni, dei mezzi, delle storie, l’organizzazione, i nomi, tanti nomi, tra i quali abbiamo l’onore di ritrovare anche quelli dei nostri padri.
Da qui ci è nata l’idea di voler scrivere questa nota in occasione della Festa della Liberazione, in un momento politico in cui tutto sembra appiattito, la memoria cancellata, il sacrificio di chi ci ha donato un paese libero, dimenticato quando non offeso.
Emozionante la lettura dei nomi elencati con precisione e rispetto, ognuno con il proprio ruolo, ognuno con la propria storia, cognomi spesso familiari, che incontriamo nel quotidiano dell’oggi, probabilmente ignari che i nostri padri, i nostri nonni, hanno avuto una storia comune tanto importante, per loro e per tutti noi.
Ci appare quindi importante condividere questo racconto e le sensazioni che in noi ha suscitato, di orgoglio e di rispetto, in occasione del 25 aprile, festa della Liberazione dal nazi – fascismo, sempre più derubricata e mortificata a ordinaria ricorrenza.
Non c’è nulla di ordinario nel 25 aprile; non c’è nulla di pacificato in quella che fu la guerra di Liberazione dal nazismo, dal fascismo, dalla sopraffazione, dalla prepotenza, dall’odio di chi si considerava il più forte contro i più deboli, in un’epoca come quella che stiamo vivendo in cui il fascismo e la sopraffazione del più forte sul più debole sono tornati a manifestarsi, nel paese, in Europa, nel mondo.
La nostra città ha offerto il contributo di tanti giovani alla Resistenza ed è forse dalla conoscenza di quelle storie che può essere recuperato il giusto spirito e la consapevolezza per affrontare le ingiustizie globali del nostro tempo.
Quei ragazzi spesso poco più (o poco meno) che ventenni, non erano diversi dai giovani di oggi, pieni di voglia di vivere, di correre, divertirsi, innamorarsi, sperare, ridere, come è normale che sia a quell’età: eppure non hanno esitato a fare i conti con le proprie paure, a tirare fuori il proprio coraggio, a combattere in prima linea per la Libertà e la Democrazia.
Non hanno abbassato la testa, mai: questo è il messaggio sempre attuale del 25 aprile.
Con l’orgoglio di essere Partigiani, ora e sempre.
Maria Boncompagni e Lucia Bartolini