CERVETERI – A Maggio ci saranno le elezioni amministrative a Cerveteri ed ecco che i mezzi di comunicazione si popolano di politica locale. Tutti raccomandiamo e rivendichiamo qualcosa: la morale, la legalità, la responsabilità, lo sviluppo, il volemose bene, il superamento degli steccati ideologici, la discontinuità, le promesse, e bla, bla via, via discorrendo. E’ proprio difficile resistere al richiamo della giungla ed anch’io che in passato ho svolto in Città un modesto ruolo di segretario politico del Partito della Rifondazione Comunista senza però aver mai ricoperto incarichi istituzionali all’interno delle stanze comunali, non resisto. Oggi sono solo un fiero iscritto al mio partito, non sto neppure nel Direttivo di Circolo e in questo momento nel quale occorre fare delle scelte importanti non invidio affatto le Compagne e i Compagni che ne fanno parte, in primis il Compagno Segretario Mario Priarolo. Rispetto a loro sono un privilegiato perché finalmente posso parlare a livello personale e da libero peccatore. Non so se questo mio intervento servirà o meno ad arricchire il dibattito in corso, ma vorrei condividere alcune riflessioni che con una certa dose di presunzione definirei di tipo marxista. Intanto vorrei sottolineare che tra poco quelli a cui sta veramente a cuore un minimo di cambiamento dovranno resistere alla tentazione di parlare del nostro Comune come se fosse l’ombellico del mondo. Dico questo perchè ridurre la discussione al micro-clima locale senza dare uno sguardo al mondo che ci circonda non porterà altro che all’ennesima sconfitta politica e amministrativa per la nostra Comunità che insiste su un territorio fatto oramai di una decina di centri abitati. Inoltre vorrei evidenziare che il nostro Comune oltre ad essere una comunità di Cittadine e Cittadini è anche l’unica entità economica che possiede il bilancio più alto di ogni altra impresa privata presente sul territorio e che comunque è il Datore di Lavoro più forte che c’è sul territorio. Ma un Comune come si sa non è un ente privato e fare da Datore di Lavoro quando sei un ente pubblico, specie nell’attuale condizione storica ed economica in cui versa il mondo, è davvero difficile. Penso quindi che se si continuerà a guardare al Comune come se fosse l’ombelico del mondo e alla stregua di una struttura privata temo che chiunque vada a governare senza cercare di dare un freno a tutto questo farà ancora un grande buco nell’acqua. In questo senso anche per motivare un elettorato stanco si potrebbe cominciare a dire che il Comune non è più un Datore di Lavoro da governare a beneficio di chi vince e dei propri clienti, ma che appunto esso è un Bene Comune da preservare e valorizzare. Se si praticasse ad esempio l’abitudine di dare piena trasparenza alle decisioni, comincerebbe a sparire almeno un po di caporalato politico, gli eletti non rappresenterebbero più il Consiglio di Amministrazione di una Spa e il Sindaco non farebbe più l’Amministratore Delegato. Tenendo a freno l’egocentrismo campanilistico e quello che si infila nella politica, forse si potrebbe iniziare a rompere certi compromessi corporativi e alcune cristallizzazioni opportunistiche che riproducono sempre gli stessi conflitti d?interesse. Se le liste, proprio per non scadere nel becero populismo fossero davvero selezionate e rispondenti anche a fronte di temi di carattere politico più ampio e non solo a logiche di consenso individuale, le Cittadine e i Cittadini con le elezioni potrebbero ridurre al silenzio alcuni pupari, i pluridecorati dell’inciucio concertativo insomma i mestieranti dell’opportunismo politico. Estremizzo dicendo che forse proprio sulla cura del cancro del conflitto d’interessi (fonte di ogni tipo di illegalità) che troppo spesso si ammanta di politica e di falso volontarismo si gioca il futuro buono per la nostra Comunità. Il detto: “ogni popolo ha il governo che si merita” non mi piace perché è solo esercizio di cinismo; il potere politico in una falsa economia di mercato come è la nostra quando svolge come nel caso di Cerveteri anche un ruolo quasi egemone di Datore di Lavoro, troppe volte esercita una pressione troppo forte sule condizioni materiali della Cittadinanza. E allora, ma lo dico solo per quelli come me che credono ancora nella costruzione di una nuova rivoluzione comunista, perché non cominciamo noi peccatori a resistere alle suggestioni che ci arrivano dal clero del potere politico borghese? Magari può essere un buon antidoto per tentare di cominciare almeno a cambiare qualcosa. Si pratica bene nel locale pensando al bene nel globale.
Massimo Saltamerenda – Iscritto al Prc di Cerveteri e Ladispoli