“Le liberalizzazioni non sono la soluzione per la crisi del commercio”

corso centocelle2CIVITAVECCHIA – Dal mese di gennaio, ogni giorno nel Lazio chiudono 10 negozi, segno ed indice di una crisi per il commercio, che purtroppo non tende a scemare.
Su questo scenario, tragico, il Governo ha proposto la completa liberalizzazioni degli orari, come se questa fosse la panacea di tutti i mali.
I livelli di servizio offerti dal commercio in Italia, in termini di orari e di giorni di apertura sono già paragonabili a quelli europei;in particolar modo una deregolamentazione totale della domenica e dei festivi è assai poco presente all’estero.
Bisogna ricordare ai cultori della completa deregulation che sin dalla riforma Bersani del 1998, i negozi possono stare aperti per 13 ore nell’arco della giornata, e la domenica esiste già ampia facoltà di deroga. Si rischia veramente una babele degli orari, una totale deregolamentazione, che in un momento di crisi come questo rischia di fare saltare e indebolire il modello locale di pluralismo distributivo.
Lasciando da parte poi il fatto che la materia dovrebbe essere di competenza regionale, e gran parte delle Regioni, hanno già avviato ricorsi in materia, la logica più ore di apertura, maggiori consumi, è una logica aberrante in un mercato a livello zero di consumi e con un Paese in recessione; va dato atto alle organizzazioni sindacali di avere avviato una campagna su questo tema, che inciderebbe sule condizioni di vita dei lavoratori, ed aggiungo io degli stessi commercianti, che al contrario della grande distribuzione si troverebbero in oggettive condizioni di difficoltà economiche e familiari.
Forse su questa materia imprenditori e sindacati civitavecchiesi potrebbero avviare battaglie comuni, in favore dello sviluppo del lavoro produttivo.

Tullio Nunzi