CIVITAVECCHIA – L’accordo stipulato tra Amministrazione Comunale e Autorità Portuale merita una attenzione superiore a quella che, complice un Luglio particolarmente afoso, la città sembrerebbe dedicare.
In premessa sarà bene dire che nell’intesa vi sono affermazioni di principio importanti che, per onestà intellettuale, non meritano di essere sottaciute, al contrario costituiscono una base essenziale per la costruzione, in futuro, di rapporti proficui tra le due amministrazioni di interesse pubblico.
Per la prima volta la gestione portuale a guida centro-destra riconosce che la città soffre un impatto negativo dai traffici, soprattutto quello crocieristico, sull’ambiente urbano ed i suoi servizi e che vi è necessità di quantificare compensazioni e determinare utili sinergie istituzionali. Bene. Si dirà: “meglio tardi che mai”. Questa è una dichiarazione che non mi sentirei di condividere. Il ritardo con il quale si è giunti ad una affermazione che appariva estremamente chiara anche ai più disattenti è colpevole ed ha determinato un danno grave alla collettività cittadina. Non mi sento di fare un plauso a chi arriva solo oggi, per inconfessabili ragioni, a conclusioni alle quali si poteva giungere da alcuni anni. Dunque milioni di euro sono mancati alla programmazione della attività amministrativa cittadina. Inoltre va detto, senza ipocrisie, che l’accordo avrebbe avuto un valore etico diverso se fosse giunto magari prima della definizione della terna da parte del Comune per il rinnovo della Presidenza dell’A.P. o se nella stessa terna non vi fosse stato il nome dell’attuale Presidente. Si spera quantomeno, a titolo di risarcimento, di essere dispensati per il futuro da stucchevoli lezioni di etica e di morale da parte di chi, firmando l’accordo di “sottomissione”, ha smarrito per la strada molte delle stelle di cui si voleva fregiare il proprio blasone. Veniamo alla sostanza. Due sono i rilievi fondamentali che mi sentirei di muovere. Il primo è che due milioni di euro mi sembrano davvero poca cosa. Lo sono in termini assoluti. Lo sono perché esauriscono, con una insufficiente elargizione di denaro, un rapporto convenzionale che avrebbe dovuto affrontare aspetti complessi e diversi. Penso alle questioni ambientali. Argomento buono per qualche manifestazione di piazza, per riempirsi la bocca di buoni propositi e per proporsi quali paladini unici ed indiscutibili della salute pubblica. Sul tema non vi è nessun impegno concreto, per la verità neppure generico. Penso alla occupazione. Non leggo di alcuna iniziativa concertata tra Amministrazione Comunale e Autorità Portuale per favorire processi occupazionali o economici nel settore crocieristico, in quello delle merci o dei servizi. Il tutto si riduce a pochi denari. E’ davvero mortificante assistere ad un degrado che non è più solo economico e amministrativo. Stiamo perdendo quel tessuto di dignità che è il principale connettivo di una comunità. Ma rimaniamo alla sostanza. Ultima perla di un gruppo di apprendisti che ha di sé una ipertrofica considerazione è quello che considero il punto più pesante ed intollerabile dell’accordo: la sua durata. Dieci anni. Come è pensabile che dopo il riconoscimento del danno questo non venga ridiscusso a distanza di un tempo ragionevole comunque non superiore alla durata del mandato di governo amministrativo? Perché imporre ad eventuali altri un accordo e non lasciare la libertà per successivi miglioramenti? Quanta arroganza sotto il nostro cielo. A partire dalla considerazione che pare ovvia a chi è dotato di normale buon senso che, considerata la condizione pietosa e drammatica nella quale versa la città, la cosa elementare da fare sarebbe raccogliere le forze migliori di vario orientamento ed affrontare con spirito aperto le grandi emergenze. Questo sarebbe stato il giusto approccio per misurarsi con l’Autorità Portuale e a maggior ragione con Enel. Perché l’attuale Amministrazione, ferma restando la propria autonomia decisionale, non apre, su alcuni grandi temi, alle forze di opposizione e anche alle forze economiche e sociali? Penso anche alle organizzazioni sindacali e all’associazionismo. Perché non adoperarsi per unire la comunità e stringersi attorno a delle idee-forza non rinunciando alle proprie differenze e senza scivolare su un terreno, che non si vuole proporre, di cogestione? L’unica pianta che può crescere alla scarsa luce di sole cinque stelle è una sconfinata presunzione.
Piero Alessi