Nunzi: “Decreto ristori, bisogna distinguere tra settori e settori”

CIVITAVECCHIA – Lettera in Redazione di Tullio Nunzi:

“E’ importante vedere i problemi del commercio riportati sulla stampa, così come ha fatto la Confcommercio locale, attraverso i dati sull’andamento dei consumi e sull’occupazione.
Dati generici e complessivi, presumo corredati, ma non pubblicati, sul numero delle persone intervistate, sui comparti intervistati, sulle zone (periferia o centro storico) coinvolte.
Dati preoccupanti ma generici che centrano, ma soltanto in parte, il problema che ha bisogno invece di indagini più analitiche, dettagliate, circostanziate, con dati spacchettati, riferiti in particolare ai settori.
L’ultimo decreto Draghi, chiamiamolo così, ha evidenziato alcune novità assai positive, come l’abbandono dei codici ateco, e forse ristori più immediati ma sicuramente e’ stata criticata la scarsità delle risorse.
I 32 miliardi, per la platea di 3 milioni di soggetti sono pochi, tenendo conto che la spesa per consumi è crollata per 130 miliardi.
Quindi nell’ambito dei comparti, bisogna distinguere tra settori e settori.
Faccio l’esempio della filiera sanitaria e delle farmacie, sempre aperte, che forse per alcuni aspetti hanno mantenuto, se non aumentato il proprio fatturato (solo a Civitavecchia alcune farmacie chiudono), ma è ovvio che il comparto ha tenuto rispetto ad altri, così come la filiera alimentare, che non ha visto mesi di chiusure, che pur con diversi andamenti tra grande distribuzione e piccolo commerciante, bene o male riesce, tra difficoltà a mantenere le proprie posizioni.
Ci sono comparti che invece sono comparti ad elevato rischio, se non zombie economici, che si limitano semplicemente alla pura sopravvivenza e privi assolutamente di riserve economiche.
Mi riferisco a abbigliamento, ristorazione, turismo, cultura, professioni, sport, e le imprese che sono stati chiuse per mesi, con ricavi che vedono diminuzioni tra il 60% ed il 90 %, e su cui l’indagine non da indicazioni chiare.
Per fare un solo esempio fatto dalla federazione dei pubblici esercizi di Confcommercio.
Un ristorante a Civitavecchia che fatturava 500 mila euro, e che ha perso, nel 2020, per le chiusure il 30% del fatturato (165 mila euro) riceverà un contributo di 5000 euro.
Così come per un bar civitavecchiese, 150 mila euro di fatturato, il bonus sarà di 1875 euro.
Cifre irrisorie che, se non modificate, faranno saltare un intero sistema economico.
Sarebbe bello altresì sapere la differenza tra imprese cessate e nate, con differenze tra centro e periferia, ed avremo numeri assai devastanti.
Ne tantomeno possiamo sperare nelle crociere il cui andamento, almeno fino ad Agosto, sarà assai scarso.
Bisogna cominciare a pensare anche questo anno al turismo di prossimità, così come è stato annunciato dall’assessore.
Certo che l’arrivo delle cartelle tari spiazza un po’ tutti i settori, che sono stati chiusi mesi, né il degrado della città e la pulizia sono consoni a quelle di una città turistica.
E di questo sicuramente Confcommercio si farà partecipe”.

Tullio Nunzi