“L’8 giugno è stato il giorno della verità. Questo giorno ci ha consegnato un dato incontrovertibile: la fine di un’era quella di Pietro Tidei e l’inizio di un, se pur difficile, confronto tra le forze del centro sinistra. Da questo dato, importante per il futuro di questa città, dobbiamo ripartire per ricostruire un nuovo centro sinistra che abbia al centro della sua agenda politica il bene e l’interesse della collettività.
Ancora c’è qualcuno che pensa alle liturgie del partito come un modo per allungare i tempi della rivoluzione che occorre per dare una scossa al Partito Democratico, non si può essere ambigui sui tempi e modi della discussione, sulle riflessioni e sulle decisioni da prendere. Le dimissioni, che sono state chieste di tutta la segreteria del Partito Democratico, sono la logica conseguenza di una sconfitta cocente che ha trascinato il partito in un baratro politico insopportabile. Come sono insopportabili le esternazioni di chi oggi dice che quando si vince si vince tutti insieme e lo stesso quando si perde. Sbagliato! Quando a decidere la sconfitta o la vittoria è l’arroganza del potere allora i meriti e demeriti sono di chi ha cr eato queste condizioni di vittoria o di sconfitta. Occorre riportare, al più presto, il partito alla democrazia partecipata attraverso l’azzeramentodei vertici ed un congresso straordinario. È vero che oggi escono fuori quelli che lo avevano detto; quelli che non lo avevano detto ma avrebbero voluto; quelli che avrebbero voluto ma non hanno potuto; quelli che finalmente è arrivato il momento per dirlo. E lo dicono. Ma escono fuori anche tutte le responsabilità di una classe dirigente sorda ai segnali di allarme che il partito stava attraversando; alla poca o quasi inesistente democrazia, primarie negate, per la sudditanza dimostrata al signore di turno; alla fuoriuscita di iscritti che nel passato avevano ricoperto importanti cariche, segreteria del partito ed assessorili, o all’autosospensione di un ex consigliere comunale.
Questo è innegabile e incontrovertibile visti i risultati elettorali. Qualcuno dimentica
che le battaglie le abbiamo combattute dall’interno e dopo costretti a combatterle dall’esterno e
senza aspettare la cocente sconfitta subita da Tidei. Noi siamo quelli che il leone lo hanno attaccato quando era nelle piene delle sue forze subendone le conseguenze di tali azioni. Non ci si può sicuramente accusare di codardia nei confronti del potente di turno. Anche io sono iscritto al Partito Democratico e ne accetto le regole, quando le regole sono rispettate da tutti. La democrazia è un bene comune e se viene calpestata a favore di pochi, allora è giusto ribellarsi e non votare
l’arroganza del potere. Non si preoccupano di combattere le motivazioni del dissenso ma esclusivamente la liturgia della casta del partito. Il dissenso che ne è scaturito dalla mancanza di democrazia invece di spronare il partito ad una riflessione sui fatti, primarie mancate, ha determinato una scomunica dei dissidenti, ed oggi si meravigliano se un iscritto al PD ha votato contro Tidei, il voto non era contro il partito ma contro una nomenclatura che tiene prigioniero il PD. Le mie non sono condizioni che voglio imporre, pensare che un solo iscritto possa imporre la propria volontà ad un partito è da folli, ma sono riflessioni a voce alta che ritengo giuste per il bene del partito. Oggi qualcuno ipotizza che Il Partito avvierà una seria discussione, nei propri organismi, è questa liturgia obsoleta che da fastidio, nessuno vuol sollecitare gli organi dirigenti ad intraprendere un percorso liturgico archeologico ma combattere l’immobilismo che ha portato a questa sconfitta e la mancanza di democrazia.
Non mi preparo ad accogliere le conclusioni di una classe dirigente incapace ed inconcludente, la combatterò fino alla fine, e chiederò agli organi superiori il commissariamento del Partito Democratico per un congresso straordinario, solo in quel caso posso accettare le conclusioni del partito perché la democrazia, quella vera, avrà vinto. Non c’è bisogno ne di giudici e ne di giurati ma di processi di democrazia certamente si. Il coraggio di guardarsi negli occhi e dire, con franchezza ed umiltà, il proprio pensiero, senza subirne le conseguenze, è l’apice della democrazia e la speranza non deve mai e poi mai essere sovrastata dall’arroganza altrui. Da questo deve discernere la ricostituzione del centro sinistra senza se e senza ma. Ognuno deve fare un passo indietro per ricucire gli strappi avvenuti nel passato riconoscendo i propri errori e dimenticando gli insulti reciproci, certo che non sarà facile ma dobbiamo facilitarne il dialogo tra le forze di centro sinistra mettendo da parte l’ipocrisia, e i personaggi, che hanno contraddistinto questa fase buia della nostra politica cittadina. “
Roberto Romeo, iscritto al PD.