CIVITAVECCHIA – Lettera in Redazione di Tullio Nunzi:
“In una indagine presentata da Confcommercio, alcune imprese durante la pandemia vengono definite zombie, cioè imprese che restano sul mercato esclusivamente per i ristori, e perché prive di fondi per chiudere; perché anche per chiudere c’è bisogno di soldi.
Nella stessa indagine, le imprese venivano definite, annichilite, e mai termine fu più appropriato; per chi ha frequentato il latino, oltre a devastate, distrutte ,annichilite significa anche umiliate.
Umiliate per i ritardi subiti negli indennizzi, umiliate per la scarsità degli indennizzi, umiliate perché spesso reputate aziende di serie b, mentre invece sono il vero sistema portante di un territorio come il nostro; umiliate perché reputati esclusivamente biechi evasori (vedi lotteria degli scontrini), a fronte di dati (ovviamente pre COVID) che anche a Civitavecchia vedono queste imprese prime per occupazione e contributo al pil.
Perché la politica in parte ha un sentimento snobistico, nei confronti dei “bottegai”, di quel microcapitalismo cellulare, che invece ha fatto vivere i nostri centri storici e per le nostre periferie sono state un punto di riferimento e di sicurezza.
Per altri invece vengono reputati determinanti (vedi il turismo) a parole, ma poi si scopre che per fare una riforma del turismo si impiega 22 anni, per la riforma dei porti, all’incirca lo stesso tempo, e che nella stesura del recovery prima maniera, al turismo venivano dedicati 3 miliardi, a fronte dei 30 della Germania.
Ora vanno bene indennizzi, ristori, moratorie fiscali, creditizie, una campagna di vaccinazioni seria e non di immagine, ma necessita immediatamente una pianificazione delle riaperture, con protocolli rigidi, rigidissimi, tenendo conto della necessità di mantenere alta la guardia sanitaria; ma senza una pianificazione, certa, si rischia di non dare una speranza a migliaia di imprese che stringono i denti per potere riaprire la propria attività.
Senza questa speranza, si rischia di vedere sparire nel 2021 non solo semplici imprese, ma un sistema di imprese, che ci era stato copiato nel mondo, con danni irreversibili per la nostra economia cittadina, e per la nostra identità territoriale”.
Tullio Nunzi